
Il mondo della dermatologia e della pediatria presta crescente attenzione alla fotoprotezione. L’esposizione al sole apporta benefici, come la sintesi di vitamina D, ma un’esposizione scorretta, soprattutto nei bambini, può causare danni a breve e lungo termine, tra cui ustioni, fotodermatiti e, nel tempo, tumori cutanei. Il melanoma è particolarmente legato a esposizioni solari intense e intermittenti, specialmente nell’infanzia, quando la pelle è più vulnerabile. Si stima che entro i 20 anni si assorba quasi la metà della radiazione UV che si riceve nell’arco della vita, evidenziando l’importanza della prevenzione fin dalla tenera età.
Per affrontare il tema, la World Health Academy of Dermatology and Pediatrics(WHAD&P) ha riunito esperti internazionali presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma, producendo un documento condiviso: Linee di indirizzo per la fotoprotezione in età pediatrica. Basato sulle più recenti evidenze scientifiche, il documento fornisce raccomandazioni su stili di vita e prodotti solari più sicuri ed efficaci.
La fotoprotezione deve basarsi su alcuni principi chiave: identificare i soggetti a rischio, prevenire le ustioni solari e ridurre l’esposizione cumulativa agli UV nel corso della vita. È utile una dieta ricca di antiossidanti (vitamine C, E, A, zinco, selenio, rame, polifenoli, flavonoidi, carotenoidi e probiotici). La protezione solare non si limita all’uso delle creme, ma include misure non farmacologiche, come indumenti adeguati, occhiali da sole e ombra nelle ore centrali della giornata.
Il panel di esperti esprime preoccupazioni per la sicurezza dei filtri solari chimici, che possono avere effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente. Cautelativamente si consiglia di preferire sempre prodotti solari contenenti molecole inorganiche, soprattutto Ossido di Zinco, meglio se senza nanoparticelle o spray, possibilmente associati a sostanze antiossidanti. Inoltre, si auspica che le autorità sanitarie europee regolamentino i filtri solari come farmaci, come avviene negli USA, e ne vietino le sostanze potenzialmente dannose.
Nei primi sei mesi di vita, i bambini non dovrebbero essere esposti intenzionalmente al sole; se inevitabile, è preferibile l’uso di indumenti protettivi e, se necessario, creme con ossido di zinco. Per tutti i bambini, è fondamentale limitare l’esposizione solare diretta e adottare precauzioni: indossare vestiti coprenti di tessuti fitti e scuri, cappelli a falde larghe e occhiali da sole con protezione UV certificata. L’esposizione al sole deve essere graduale per stimolare la produzione di melanina e avvenire fuori dalle ore più calde (11-16).
In alcune situazioni, come spiaggia o attività all’aperto, i filtri solari sono necessari, soprattutto per i bambini con pelle chiara. La quantità corretta di crema è di 2 mg per cm² di pelle (circa 10-15 ml per un bambino di 5 anni), da applicare 30 minuti prima dell’esposizione e rinnovare ogni due ore e dopo il bagno. È preferibile scegliere prodotti senza profumi, resistenti all’acqua e possibilmente biodegradabili con packaging ecosostenibile. Tuttavia, la protezione solare non deve indurre a prolungare l’esposizione: arrossamenti e bruciore sono segnali di danno cutaneo.
“Queste linee di indirizzo rappresentano il contributo che la WHAD&P intende offrire alla comunità medico-scientifica affinché insieme si possano proporre linee guida comuni per una fotoprotezione efficace e sicura nell’età pediatrica”, afferma il Prof. Fabio Arcangeli, Presidente WHAD&P. “Una recente indagine del Gruppo Fotoprotezione della FIMP ha evidenziato come la conoscenza in merito ai rischi dell’esposizione solare, dell’uso dei filtri solari e delle misure più adeguate per una fotoprotezione sicura sia ancora molto approssimativa, sia fra i pediatri di famiglia, che fra le famiglie dei loro assistiti. Per questo occorre intensificare l’opera di informazione e proporre campagne di sensibilizzazione rivolte soprattutto ai giovani, per evitare esposizioni incongrue alla luce solare e per evitare l’uso dei lettini abbronzanti. Dati recenti, provenienti da studi condotti negli Stati Uniti e in Australia, mostrano, infatti, una diminuzione di circa il 5% dei casi di melanoma tra le generazioni più giovani, come risultato dell’efficacia delle good practices di fotoprotezione attuate negli anni precedenti, rispetto ad un incremento di casi nella popolazione over 60, che non ha beneficiato di una adeguata fotoprotezione. È necessario, inoltre, che le istituzioni sanitarie italiane ed europee provvedano tempestivamente a bandire le sostanze incriminate e che, al pari di quanto avviene negli USA, considerino i filtri solari farmaci e non cosmetici, prevedendo così adeguati requisiti di sicurezza ed efficacia”.
Le Linee di indirizzo sulla fotoprotezione pediatrica sono state approvate da un panel internazionale di esperti in dermatologia e pediatria, tra cui Fabio Arcangeli (Italia), Raimonds Karls (Lettonia), Torello Lotti (Italia), Giuseppe Monfrecola (Italia), Christopher Rowland Payne (UK), Costantino Romagnoli (Italia), Giuseppe Ruggiero (Italia), Liliana Sytnyk (UK) e Uwe Wollina (Germania).
La WHAD&P è un’associazione senza scopo di lucro affiliata alla World Health Academy, che riunisce dermatologi e pediatri per promuovere la ricerca scientifica e la formazione. L’Accademia organizza eventi educativi, elabora linee guida per la dermatologia pediatrica e collabora con enti governativi per migliorare la salute dei bambini con problematiche dermatologiche.
La Redazione
Source: WHAD&P