
I ricercatori della Johns Hopkins University hanno recentemente pubblicato un articolo su JAMA che mette in evidenza la crescente preoccupazione per gli effetti della pubblicità diretta al consumatore (DTC) sull'assistenza sanitaria. Infatti, attraverso questa ricerca, che ha riguardato solo gli USA, viene sottolineato come la pubblicità DTC potrebbe avere un danno diretto sui pazienti.
Lo studio ha preso in considerazione le caratteristiche dei farmaci e le spese pubblicitarie totali per i 150 farmaci da prescrizione di marca più venduti negli Stati Uniti, scoprendo che la spesa promozionale totale da parte del produttore era associata a un beneficio clinico aggiunto significativamente inferiore per il farmaco.
Dalle analisi svolte risulta che le aziende hanno speso quasi il 15% in più per la pubblicità DTC per farmaci che avevano dimostrato un vantaggio aggiunto inferiore. Ancora più preoccupante, ogni aumento dell'1,5% della spesa è stato associato ad un aumento del 10% delle vendite. In poche parole, le aziende farmaceutiche hanno speso più soldi per la pubblicità DTC quando la ricerca medica ha determinato che il farmaco era meno efficace.
Poiché gli Stati Uniti sono uno degli unici due paesi al mondo che consentono ancora la pubblicità diretta al consumatore (DTC), è importante comprendere le implicazioni del DTC sui pazienti e sulla società in generale. Numerosi studi condotti negli anni precedenti hanno dimostrato che questa pratica ha un impatto tangibile sui tassi di prescrizione e sulle richieste dei pazienti per farmaci particolari.
A parte l'aumento della pressione sui fornitori per prescrivere farmaci particolari che potrebbero non essere l'opzione migliore, i dati mostrano che la pubblicità DTC porta a un aumento dei costi dei farmaci in generale, aggiungendosi ai costi già alle stelle delle cure mediche in America. Inoltre, la pubblicità DTC tende a ridurre l'uso di farmaci generici, che sono spesso ugualmente efficaci ma significativamente più economici per i pazienti.
Dino Biselli
Source: Time