
Anche se attualmente i riflettori sono concentrati principalmente su vaccini e anticorpi monoclonali, la lotta a Covid-19 viene condotta anche nello studio e sviluppo di farmaci, esistenti o nuovi, capaci di curare la malattia in tutti soggetti che ne sono colpiti.
Fin dall’inizio della pandemia erano state poste notevoli speranze sull’antivirale Remdesivir di Gilead che, sviluppato originariamente per l’ebola, sembrava poter essere efficacemente utilizzato per contrastare Covid-19. I dati degli studi clinici condotti in tal senso, però hanno presentato risultati contrastanti che hanno raffreddato gli iniziali entusiasmi.
Nonostante ciò Remdesivir è stato comunque impiegato per alcune tipologie di paziente a determinati stadi della malattia e questo ha permesso, soprattutto negli USA dove la FDA ha autorizzato e raccomandato l’uso del farmaco in un numero maggiore di casi rispetto a quanto previsto da EMA, di accumulare una notevole quantità di real world data da analizzare.
E’ proprio da tre studi retrospettivi sul trattamento nella pratica clinica dei pazienti ospedalizzati con Covid-19, resi noti da Gilead Sciences in occasione del World Microbe Forum, è emerso che fra i pazienti ricoverati, quelli che avevano ricevuto il trattamento con l’antivirale Remdesivir presentavano un rischio di mortalità significativamente inferiore rispetto agli altri. I risultati ottenuti sono costanti e coerenti nelle diverse fasi della pandemia e in tutte le aree geografiche.
Due degli studi hanno, inoltre, osservato che i pazienti che avevano ricevuto Remdesivir presentavano una probabilità significativamente maggiore di dimissione dall’ospedale entro il giorno 28.
Dino Biselli
Source: Fortune Italia