Studio pubblicato su BMJ sostiene che l’elevato prezzo dei farmaci non è giustificato dai costi di R&D

Sul British Medical Journal dello scorso 15 febbraio è stato pubblicato uno studio, realizzato da un team di ricercatori guidati da Aris Angelis della London School of Economics, che mette in discussione la politica dei prezzi attuati dalle principali multinazionali farmaceutiche sui farmaci innovativi. Tale critica ha origine dall’analisi dei bilanci delle big pharma dall’anno 1999 fino al 2018. 

Da tale lavoro di ricerca è risultato che, in questo lasso di tempo, le 15 aziende biofarmaceutiche più grandi del mondo hanno speso di più in attività di vendita, generali e amministrative che in ricerca e sviluppo.

Rimarcando ancora di più la loro critica, Angelis e colleghi affermano anche che la maggior parte di queste società ha speso di più per il riacquisto di azioni proprie e il pagamento di dividendi che per la ricerca e lo sviluppo, quando invece, con la rifocalizzazione della loro spesa, potrebbero fornire farmaci più innovativi a prezzi maggiormente accessibili.

Nello specifico, sulla base dei rapporti finanziari pubblicamente disponibili dal 1999 al 2018, i ricercatori segnalano che le 15 maggiori società biofarmaceutiche hanno registrato un fatturato totale di 7,7 trilioni di dollari. Durante questo lasso di tempo le imprese hanno speso 2,2 trilioni di dollari per i costi di attività di vendita, generali e amministrative, una categoria che include marketing e pubblicità, nonché quasi tutti gli altri costi aziendali non direttamente attribuibili alla produzione di un prodotto o alla prestazione di un servizio e 1,4 trilioni di dollari su R&S.

Inoltre, un'indagine sui prezzi dei farmaci condotta dalla Commissione per la supervisione e la riforma della Camera degli Stati Uniti, citata nel lavoro pubblicato dal BMJ, ha mostrato che dal 2016 al 2020 le 14 principali aziende farmaceutiche hanno speso 577 miliardi di dollari in riacquisti di azioni proprie e dividendi. Ciò significa che hanno sborsato per questi capitoli di spesa una cifra complessiva di 56 miliardi di dollari in più rispetto alla ricerca e sviluppo, in un momento in cui la retribuzione annuale dei dirigenti è cresciuta del 14%.

In ogni caso, gli stessi autori sottolineano che sebbene negli ultimi vent'anni le aziende abbiano speso di più per le attività di vendita, generali e amministrative e per il riacquisto di azioni proprie, queste sono scese dal 35% al 27%, mentre la spesa in R&S è aumentata dal 16% al 21%.

Per approndire questa notizia, clicca su questo link: Big Pharma spende di più in marketing che in ricerca. Lo studio sul BMJ: “Un trend che non giustifica i prezzi così alti dei farmaci innovativi”

 

Dino Biselli

Source: Quotidianosanità.it