L'equilibrio del folato materno: come ridurre i rischi di cardiopatie congenite

Uno studio pubblicato su “JAMA Network Open” ha rivelato una relazione a forma di U tra i livelli di folato materno durante l’inizio e la metà della gravidanza e il rischio di cardiopatie congenite (CHD) nei figli. Sia livelli bassi che elevati di folato sono stati associati a un aumento del rischio, con carenza di vitamina B12 e alti livelli di omocisteina che aggravano ulteriormente questo rischio.

Lo studio caso-controllo ha coinvolto 129 partecipanti affetti da CHD e 516 partecipanti di controllo abbinati, provenienti dall’Ospedale Popolare Provinciale di Guangdong (Cina) tra il 2015 e il 2018. I livelli materni di folato, vitamina B12 e omocisteina sono stati misurati intorno alla 16ª settimana di gestazione, e le cardiopatie congenite sono state confermate tramite ecocardiografia. I partecipanti sono stati abbinati per età materna (1:4) e sono state considerate variabili come supplementazione di acido folico, istruzione, occupazione, parità, aborti, complicazioni della gravidanza e polimorfismi genetici. Le associazioni sono state valutate con regressione logistica condizionale.

È stata osservata una relazione a forma di U tra i livelli di folato e il rischio di CHD (P < 0,001). Livelli bassi di folato erano associati a un aOR di 3,09, mentre livelli elevati avevano un aOR di 1,81. Secondo i criteri dell’OMS, una carenza di folato (< 5,9 ng/mL) presentava un aOR di 18,97, mentre livelli elevati (> 20 ng/mL) avevano un aOR di 5,71. La carenza di vitamina B12 e alti livelli di omocisteina aumentavano ulteriormente il rischio.

L’insufficienza di folato e vitamina B12 può aumentare i livelli di omocisteina, che sono dannosi per il sistema cardiovascolare e mediano il rischio di CHD. Il folato contribuisce anche all’impianto placentare e al rimodellamento vascolare, indipendentemente dai livelli di vitamina B12 e omocisteina.

La Redazione 

Source: PHARMASTAR