
Il settore biotech negli Stati Uniti sta attraversando una fase di profonda incertezza. Dopo un inizio del 2025 promettente, segnato da segnali positivi nella ripresa dei finanziamenti da parte dei venture capital, la situazione è tornata stagnante. Le scelte politiche dell’amministrazione Trump, che hanno comportato tagli ai fondi destinati alla ricerca scientifica e sollevato interrogativi sul prezzo dei farmaci, hanno generato un clima instabile per gli investitori. A questo si sono aggiunti pesanti ristrutturazioni e licenziamenti nelle principali agenzie sanitarie pubbliche, rendendo il quadro ancora più instabile. Un’analisi recente di David Windley e Tucker Remmers, esperti della banca d’investimento Jefferies, ha segnalato un forte calo dei finanziamenti pubblici alle aziende biotech, attraverso IPO, offerte secondarie o operazioni PIPE. Secondo investitori e operatori del settore, questo rallentamento dei mercati pubblici ha un impatto diretto sul dinamismo dell’ecosistema delle startup biotech, già in difficoltà da tempo. Il divario tra le aspettative di aziende e investitori sulle valutazioni sta rendendo più complicata la chiusura dei round di finanziamento, rispetto al passato, mentre molti piani di quotazione in Borsa vengono rinviati.
Nel periodo gennaio-maggio 2025, solo sette aziende biotech sono riuscite a quotarsi in Borsa, e dalla metà di febbraio non è stata registrata alcuna grande IPO. Alla base di questa frenata c’è la crescente difficoltà dei mercati pubblici nel riconoscere un ritorno certo per le startup farmaceutiche. In passato, buoni risultati clinici spingevano verso l’alto la valutazione delle aziende, ma oggi “anche le aziende che presentano dati positivi non vedono molta reazione sui mercati pubblici”, osserva Jonathan Norris, managing director di HSBC Innovation Banking. “Se hai dati anche solo parziali, rischi di essere travolto. È una sfida dura,” aggiunge Norris. La chiusura della finestra delle IPO aggrava la situazione per le giovani imprese del settore, costrette a puntare su fonti alternative di capitale. Anche i venture capitalist si muovono con maggiore prudenza, concentrando le risorse su pochi megaround, che però fanno fatica a concretizzarsi. Tim Scott, presidente di Biocom California, sintetizza così il momento: «Molti venture capitalist hanno sospeso le operazioni, mettendo in pausa accordi che in condizioni normali avrebbero già chiuso”.
La Redazione
Source: DAILYHEALTHINDUSTRY