Nomisma: payback è un rischio per la sostenibilità del settore italiano dei medical device

Circa un mese fa PMI Sanità e FIFO Sanità Confcommercio avevano commissionato a Nomisma uno studio che stimasse quali potrebbero essere gli effetti dell’introduzione del meccanismo del payback sull’intero comparto. Nella giornata di ieri la nota società di consulenza ha reso pubblici i risultati della ricerca “L’impatto del payback sulle imprese della filiera dei dispositivi medici”, evidenziando come questo aggravio potrebbe determinare effetti molto pesanti sulla tenuta e la competitività del settore italiano dei medical device.

Infatti, sono oltre 1.400 le aziende e 190.000 i relativi posti di lavoro ad essere a rischio a causa della della richiesta di Payback unità alla congiuntura sfavorevole che caratterizza l’attuale momento economico. 

Lo studio, che ha coinvolto 4.000 società attive nell'intera filiera su tutto il territorio italiano, sottolinea che la situazione del settore dei dispositivi medici è cambiata notevolmente dopo l'introduzione del payback (2015-2018). Infatti ad oggi, 1 azienda su 8 è cessata, in liquidazione o in stato di insolvenza, mentre 1 su 3 si trova in uno stato di sofferenza a causa degli effetti della pandemia.

Le imprese medio piccole sarebbero quelle più colpite da questo provvedimento, in quanto sono più vulnerabili e meno capitalizzate. A legislazione vigente si troverebbero costrette a versare oltre 1/3 dei margini lordi e oltre il 60% degli utili generati nell'ultimo esercizio.

Inoltre, gli effetti di questa misura potrebbero essere  ancora più gravosi, se si considera che le aziende del settore con perdite di esercizio si troverebbero ad essere escluse dalle gare di appalto della Pubblica Amministrazione. Infatti, la loro mancanza di solidità finanziaria peggiorerebbe ulteriormente la loro situazione economica e contabile, influenzando l'intero settore.

Le richieste di ripiano rappresentano un onere crescente, imprevedibile e distaccato dai risultati economici delle aziende, con possibili conseguenze negative sulla continuità dell'approvvigionamento del Sistema Sanitario Nazionale. Inoltre, oltre ai rischi occupazionali e alla diminuzione del gettito fiscale, lo studio Nomisma sottolinea che la rete di fornitori si assomiglierebbe, limitando il numero di appaltatori fra cui poter scegliere e causando, in potenza, un aumento dei prezzi di acquisto.

 

Dino Biselli

Source: PharmaKronos