Valutare la gravità di Covid-19 con un test del sangue

I ricercatori dell'Ospedale Sacco-Università Statale di Milano e dell'Istituto europeo di Oncologia (Ieo) hanno messo a punto un test del sangue in grado di misurare alcune cellule "spia" che circolano in misura maggiore quanto più grande è il danno provocato dal virus Sars-CoV2.

Secondo i dati dello studio italiano, presentati durante l’evento digitale “Real-Time Monitoring of Endothelial damage during Covid-19. Why is it needed?“, organizzato dalla Fondazione Internazionale Menarini, le cellule endoteliali, che compongono il rivestimento interno dei vasi sanguigni, se vengono danneggiate dal virus si sfaldano ed entrano nel sangue, diventando così un parametro misurabile. 

Proprio questi dati, che suggeriscono che Covid-19 sia una patologia endoteliale ancor più che polmonare, e individuano nella valutazione dell’entità del danno alle cellule endoteliali circolanti (Cec) un elemento utile per poter stimare la gravità di Covid-19 più diretto delle cellule endoteliali progenitrici (Epc), hanno indotto i ricercatori dello studio ad affermare che le Cec sono un potenziale nuovo marker della gravità di Covid-19.

Le Cec derivano dall’endotelio e riflettono il danno diretto del tessuto, mentre le Epc provengono dal midollo osseo in risposta al danno vascolare dovuto al virus, per riformare vasi sanguigni e ricostituire un endotelio sano. Proprio per questo motivo, l’entità delle Cec distrutte dal virus, che possono essere esse stesse causa di complicanze trombotiche, può essere una spia della gravità di Covid-19, in particolare delle lesioni vascolari, aiutando a valutare meglio la prognosi dei pazienti e a indirizzare le scelte terapeutiche.

Per tali motivi, la possibilità di misurare le cellule endoteliali circolanti grazie a un semplice test del sangue si candida a diventare un bio-marcatore per la scelta delle terapie più appropriate e per ridurne le complicanze fatali. Tuttavia, il predittivo di gravità della malattia deve essere ancora pienamente chiarito e confermato. In ragione di ciò, i ricercatori hanno sottolineato che il prossimo passo sarà studiare queste ipotesi, misurando queste cellule in tutte le fasi della malattia e durante la guarigione per capire come si correlano alla sua gravità e al successo della terapia in studi clinici più estesi.

 

Dino Biselli

Source: Aboutpharma