La necessità di sanare il “buco normativo” relativo all’informazione scientifica per i cittadini

In un’intervista a Vincenzo Salvatore, docente di diritto dell’Unione europea all’Università dell’Insubria e leader del Focus Team Healthcare Life Sciences dello studio legale Bonelli Erede, pubblicata su Aboutpharma viene affrontato il tema del buco normativo relativo all’informazione scientifica rivolta ai cittadini

È un tema complesso su cui effettivamente non abbiamo norme che specificamente disciplinano la divulgazione di informazioni ai pazienti da parte di aziende farmaceutiche, sia dal punto di vista proattivo, a iniziativa del titolare della Aic, sia dal punto di vista reattivo in risposta a domande che i singoli cittadini possono rivolgere alle aziende. Qualcosa avevamo tentato di fare in Europa. Se torniamo indietro al 2008 c’è una proposta della Commissione di adozione di una direttiva che avrebbe dovuto disciplinare le modalità di comunicazione da parte delle aziende farmaceutiche ai cittadini. La proposta si è poi arenata e quindi l’atto non è mai stato adottato perché ci si è scontrati sulla metodologia applicabile.

Questo buco normativo può generare il rischio che si eserciti un’attività di informazione non controllata, e senza un controllo preventivo o sanzionatorio, in caso di divulgazione di informazioni non corrette, può accadere che  i destinatari di tali informazioni, o anche sono coloro che vi accedono, possano fare affidamento su dati che si rivelano erronei, non puntuali, fuorvianti. Questa è un’eventualità molto grave, in quanto si tratta di informazioni relative alla tutela della salute che possono essere origine di pericolo di danni o lesioni che ne possono derivare non può essere sottovalutato.

Quest’assenza normativa, pur considerati i rischi che lei ha descritto, può indurre le aziende ad adottare comportamenti molto prudenziali per evitare di esorbitare nelle attività di promozioni di  informazioni utili per i cittadini. Per Salvatore, quindi, è indispensabile garantire alle aziende, vale a dire i soggetti che meglio conoscono le caratteristiche dei prodotti, la possibilità di fornire informazioni corrette e che questo sia anche un impegno sociale.

Le aziende farmaceutiche, in quanto fonte “autentica” di informazioni rilevanti, devono quindi avere la possibilità di intervenire in maniera qualificata assolvendo un compito importante a cui le stesse tengono per la salute dei pazienti. Insomma, credo che a queste condizioni sia anche un dovere civico da parte di chi produce e commercializza farmaci.

 

Dino Biselli

Source: Aboutpharma