
L’informazione scientifica del farmaco in Italia è sicuramente stato uno degli ambiti più impattati dall’emergenza seguita alla diffusione della pandemia di COVID-19, e le modalità operative con cui sono state condotte le azioni ad esse collegate durante il periodo di lockdown, adottate per ovviare al divieto di effettuare le visite face to face presso gli studi medici, sono ora oggetto di numerose analisi e studi.
A tal proposito, su Aboutpharma è stata pubblicata un’intervista a Giuseppe Anguilla, fondatore del gruppo internazionale Jakin, che opera come Contract sales organisation (Cso) in tutta Italia con una rete di circa 350 professionisti che raggiungono medici di medicina generale e specialisti, che ha trattato le principali evoluzioni che hanno interessato l’informazione scientifica del farmaco in questi mesi.
Un punto fermo che si è confermato in questo periodo è la presa di coscienza che l’informazione medico-scientifica non si può fermare: il rapporto fra industria del farmaco e i medici non può conoscere sospensione in ragione della necessità continua di aggiornamento sugli studi, di mantenimento di una relazione sull’uso delle terapie nella pratica clinica, e di raccolta delle osservazioni dei medici da correlare con la complessità dei casi. Altro punto fermo è che, a fronte del crollo nell’impiego dei canali tradizionali di informazione scientifica del farmaco, le attività svolte dagli ISF sono state rese possibili grazie alla modalità da remoto.
Attraverso l’analisi dell’esperienza di Jakin, che ha portato i propri professionisti ad adottare una metodologia nuova completamente differente da quella utilizzata fino a quel momento (l’attività da remoto per telefono e l’interazione con i medici attraverso piattaforme di e-detailing, l’analisi e la proposta di contenuti nuovi sulla base dei quali costruire una rinnovata relazione), è possibile avere un quadro di insieme di quali siano stati i passaggi che hanno consentito il proseguimento di questa importante funzione aziendale.
Dapprima è stata necessaria una validazione regolatoria del processo, seguita poi da una profilazione dei medici al primo approccio per capire quali momenti della loro giornata sarebbero stati ideali per il nuovo tipo di colloquio, in modo da non entrare in conflitto con il loro lavoro. I contenuti veicolati, soprattutto verso i mmg, sono stati in alcuni casi più specificatamente clinico-scientifici in relazione all’attualità Covid, mentre altri sono stati relativi alle patologie più comunemente trattate e al supporto al medico stesso nella presa in carico del paziente complesso nel contesto della pandemia.
La risposta ottenuta è stata molto positiva, con una fase di primo contatto che ha ottenuto una percentuale di risposta del 60% e una quota di colloqui da remoto pari a circa il 50%. Il riscontro “sul campo” di questi dati positivi è venuto dagli stessi informatori scientifici, che hanno riscontrato una soddisfazione diffusa dei loro interlocutori medici, per molti dei quali la possibilità di un colloquio approfondito è stata accolta molto positivamente.
Con la riapertura delle attività tradizionali di informazione scientifica del farmaco, l’esperienza accumulata in questi mesi non andrà certamente perduta: si sono comprese le potenzialità di utilizzo di una modalità non alternativa ma complementare a quelle tradizionali del vis-à-vis, del dialogo: ci sono aspetti e tipologie di informazione che potrebbero non rendere necessaria la visita fisica ma essere valorizzati con altri supporti. Si tratta però di una strategia che deve vedere al come centro operativo l'informatore scientifico del farmaco, vale a dire la figura professionale che ha conoscenza del territorio e dei medici resta essenziale.
Dino Biselli
Source: Aboutpharma