
Diagnosticare l’Alzheimer in anticipo, intervenendo già nelle fasi precoci, è fondamentale per arginare l’epidemia di questa forma di demenza. Un obiettivo complesso ma cruciale, anche in seguito all’approvazione di lecanemab, farmaco biologico efficace solo nelle forme iniziali.
Per identificare le persone più a rischio, ricercatori del Florey Institute of Neuroscience and Mental Health, in collaborazione con l’Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative, hanno sviluppato il Florey Dementia Index (FDI), descritto su Jama Network Open. Questo strumento predice con precisione l’insorgenza del declino cognitivo lieve entro 2,78 anni e dell’Alzheimer entro 1,48 anni.
L’indice stima l’età di insorgenza del declino cognitivo lieve e dell’Alzheimer con alta precisione, permettendo a pazienti e medici di pianificare l’assistenza e avviare trattamenti precoci. Si basa sull’età e sui punteggi di test come il Clinical Dementia Rating Sum of Boxes (CDR-SB), utilizzando dati raccolti con metodi non invasivi per garantire accessibilità e accuratezza.
Analizzando i dati di 3.694 partecipanti, l’indice ha previsto con precisione declino lieve e Alzheimer. Quando integrato con altri fattori di salute, come ipertensione e disturbi neurologici o psichiatrici, ha mostrato prestazioni migliori. Il valore soglia per il declino lieve è 79, mentre per l’Alzheimer è 85.
Questo strumento potrebbe favorire interventi precoci, come i trattamenti con anticorpi monoclonali. È essenziale, considerando che, secondo uno studio coordinato dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health pubblicato su Nature Medicine, negli Stati Uniti il 42% degli over 55 svilupperà una forma di demenza, principalmente Alzheimer. I nuovi casi raddoppieranno nei prossimi decenni, arrivando a un milione all’anno entro il 2060.
“I dati sul rischio di demenza sono cruciali per aumentare la consapevolezza, rafforzare la prevenzione e orientare le politiche,” spiegano i ricercatori. Stime precedenti indicavano che l’11-14% degli uomini e il 19-23% delle donne negli Stati Uniti avrebbe sviluppato demenza, ma queste cifre erano basate su dati obsoleti, sottostimando il fenomeno.
Un nuovo studio, basato su dati di 15mila persone monitorate nel tempo, stima che il rischio di demenza per un cinquantacinquenne sia del 42%, con le donne (48%) più a rischio rispetto agli uomini (35%). Il rischio è maggiore per i neri (44%) rispetto ai bianchi (41%) e raggiunge il 59% nei portatori di varianti genetiche legate alla malattia.
Il rischio aumenta con l’età: tra 55 e 75 anni è 0-4%; tra 75 e 85 anni, 4-20%; tra 85 e 95 anni, 20-40%. “Politiche per rafforzare prevenzione e invecchiamento in salute sono una priorità urgente,” concludono i ricercatori, per ridurre il peso crescente della demenza.
La Redazione
Source: ABOUTPHARMA