Farmaco di automedicazione come risorse: i risultati di uno studio Cergas-Bocconi

Il 26 gennaio presso la SDA Bocconi è stato presentato lo studio, condotto da CERGAS SDA Bocconi per ASSOSALUTE-Federchimica (Associazione nazionale dei farmaci di automedicazione), che ha indagato l’opinione di alcune di alcune delle figure più rappresentative del mondo socio-sanitario sul tema del valore attuale e potenziale dei farmaci di automedicazione nel Servizio Sanitario Nazionale, anche alla luce dei cambiamenti dettati dalla pandemia e dalle prospettive e progettualità attese dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

I risultati dello studio, rappresentati da tre statement sui cui vi è stata la piena convergenza del panel expert, sono stati presentati in SDA Bocconi da Monica Otto di CERGAS SDA Bocconi, coordinatrice del progetto, e discussi in una tavola rotonda moderata da Claudio Jommi dell’Università del Piemonte Orientale e del CERGAS SDA Bocconi.

Il valore del farmaco di automedicazione è stato indagato rispetto a tre ambiti: coerenza con il percorso di cura del paziente; ruolo del farmaco di automedicazione nella ridefinizione della governance del farmaco e del territorio in coerenza con il PNRR; digitalizzazione e tracciabilità della «cartella clinica».

I panelist coinvolti nella ricerca hanno concordano sul fatto che il farmaco da banco possa rappresentare un’opportunità, con rifermento sempre alla gestione di disturbi minori, per una maggiore aderenza alla terapia, data la semplicità e rapidità nell’accesso al farmaco e, soprattutto, un ruolo attivo e per questo necessariamente più consapevole del cittadino. Affinché il ricorso ai medicinali di automedicazione sia appropriato occorre, oltre che un primo indirizzo del paziente/cittadino da parte dei professionisti sanitari, una forte sinergia tra i professionisti del territorio, medici di famiglia, farmacisti e infermieri. 

Infatti, un vantaggio attribuito in modo unanime ai farmaci di automedicazione è proprio quello di alleggerire il carico assistenziale dei medici di famiglia, là dove è possibile e opportuno, e rafforzare il ruolo consulenziale della figura del farmacista, a vantaggio di un’assistenza di prossimità e di vera presa in carico sul territorio. Tuttavia, il panel ha voluto anche richiamare l’attenzione sulla mancata informazione e formazione del cittadino.

Nello specifico, lo studio evidenzia come l’importanza della consapevolezza e della sicurezza nel processo di cura e il ricorso ai medicinali di automedicazione, siano parte integrante di un più generale processo di progressiva autonomia delle persone in materia di salute. 

Più che l’accesso immediato al farmaco, infatti, è l’educazione all’uso che contribuisce all’aderenza al trattamento o comunque al corretto utilizzo. Per questo motivo, si è valutata l’opportunità di fornire corsi di formazione e pensare ad azioni di educazione del paziente/cittadino, per i quali è visto come fondamentale un ruolo più attivo e sinergico da parte del medico di medicina generale e del farmacista.  

In sintesi, un potenziamento dell’automedicazione e quindi del trattamento dei piccoli disturbi di salute attraverso l’uso di farmaci da banco, in quanto il loro uso non può che essere limitato e contestualizzato a certi ambiti di cura,  permetterebbe un’ottimizzazione nell’uso delle risorse pubbliche, poiché consentirebbe al medico di medicina generale di concentrare la propria attenzione sull’erogazione di prestazioni per patologie più gravi, per le quali è necessario il suo intervento, e al farmacista di potenziare il proprio ruolo a supporto della gestione del paziente nell’ambito dell’assistenza territoriale.

 

Dino Biselli

Source: Assosalute