Come è cambiata l’organizzazione del lavoro nelle Big Pharma dopo Covid-19

Dopo un 2020 segnato dalla diffusione del lavoro in modalità remota, causa Covid-19, e dall’adozione in emergenza di nuove modalità di organizzazione del lavoro in azienda, il 2021 sembrava essersi avviato verso un graduale “ritorno all’ovile”, seppure, laddove possibile, con modalità ibride, e a all’analisi della reale efficacia delle misure adottate l’anno precedente. 

La variante Omicron, invece, sta sparigliando questo scenario, e ponendo nuove incognite su come le aziende dovranno rispondere a questa nuova sfida. A tal proposito, in un recente articolo apparso su FiercePharma, i responsabili di alcune grandi multinazionali farmaceutiche hanno illustrato quali sono le loro opinioni sui possibili scenari indotti dalla pandemia, e su come le aziende, nel 2022, dovranno adeguare la loro organizzazione al continuo mutare dell’ambiente esterno.

Sanofi, ad esempio, ha implementato una politica di "lavoro flessibile" che consente ai dipendenti di concentrarsi sulla "necessità del giorno", così da decidere se sia opportuno rimanere a casa o andare in ufficio per la giornata. L’intento dell’azienda è quello di evitare che le persone si spostino in ufficio solo per assistere a una riunione Zoom, bensì garantire che siano fisicamente presenti quando necessario (ad esempio se c'è una sessione di brainstorming in programma).

Anche il CEO di Idorsia Pharmaceuticals US prevede che le interazioni di persona gradualmente ritorneranno e i modelli di lavoro ibridi molto probabilmente diventeranno una norma, offrendo ai dipendenti flessibilità con il lavoro in remoto pur mantenendo una forte cultura aziendale attraverso l'impegno e la collaborazione settimanali di persona. Partendo da questi presupposti, l’azienda svizzera ha implementato il programma "Scelta con responsabilità" che trasferisce la responsabilità del luogo di lavoro ottimale ai propri dipendenti.

Negli ultimi mesi anche Novo Nordisk e Biogen hanno via via richiamato in sede i propri dipendenti, anche se hanno studiato dei piani di flessibilità organizzativa in grado di permettere un rapido passaggio a forme di lavoro ibrido o interamente in smartworking. Inoltre, Novartis ha trasformato i propri spazi di lavoro per concentrarsi su un aumento del lavoro di squadra, offrendo anche luoghi di lavoro concentrato e incontri sociali (in accordo con la guida locale COVID-19). 

Infine, alcune aziende biofarmaceutiche hanno già iniziato a muoversi in ambito immobiliare con un prospettiva di lungo periodo. GlaxoSmithKline, ad esempio, ha annunciato piani per trasferire l’azienda in sedi territoriali più piccole. Anche Pfizer ha annunciato di stare valutando l’avvio di processi di dismissione immobiliare, e sicuramente altre stanno pianificando dei piani in tal senso da presentare al mercato nel corso del 2022.

 

Dino Biselli

Source: FiercePharma